Per quanto riguarda i disturbi di personalità, come del resto per tutti i tipi di pazienti, la terapia di sostegno rappresenta il trattamento d’elezione durante la fase diagnostica iniziale.
Gli obiettivi di una terapia di sostegno possono variare, dal recupero e dal mantenimento del funzionamento, alla realizzazione di tutto quello che attiene alle facoltà di un individuo di vivere una vita felice e sana.
La strategia fondamentale di una terapia di sostegno è quella di creare un’atmosfera di sicurezza al cui interno il paziente possa lavorare con il terapeuta per superare gli ostacoli interni ed esterni che gli impediscono la realizzazione dei suoi obiettivi personali, anche se, è necessario, assolutamente, tener presente che, nel trattamento di pazienti con disturbi della personalità, le difficoltà nella gestione degli affetti sono quasi sempre un problema fondamentale.
Per ottenere risultati attraverso un intervento terapeutico efficace, i pazienti devono essere aiutati a regolare i propri stati affettivi, imparando ad armonizzare la tonalità affettiva, in modo da realizzare uno stato in cui sia loro possibile pensare ed ascoltare, infatti la terapia funziona meglio se il paziente si trova in uno stato di veglia rilassata che più di ogni altro favorisce le capacità di apprendimento.
Il “disturbo evitante di personalità“ affligge il paziente attraverso una forma di esasperata timidezza costituzionale, il quale cova il lacerante desiderio di avere una vita normale di relazione e di svago.
Ci sono scarsi riscontri sul fatto che una particolare forma di trattamento sia più efficace di altre nell’aiutare questi pazienti a superare il loro timore di rendersi ridicoli nelle situazioni sociali, ma è certo che, il tipo di relazione terapeutica offerta da una terapia di sostegno, attraverso una generosa dose di interventi cognitivo-comportamentali ben congegnati, costituisce la premessa ideale per la psicoterapia del disturbo evitante di personalità, proprio perché porta all’acquisizione di una certa fiducia nella propria capacità di superare i sintomi.
Per quanto riguarda, invece, i pazienti affetti da “disturbo borderline di personalità“ che presentano comportamenti autolesionisti
Per questo motivo i pazienti, devono impegnarsi per conquistare ciò che gli altri maturano naturalmente, ovvero la capacità di tradurre i sentimenti in parole, piuttosto che affidarne la comunicazione al linguaggio dell’azione.
Azione psicoeducativa propedeutica alla terapia
Per i pazienti che giungono in terapia senza aver incontrato un intervento di questo tipo, sarà opportuno disporre un’azione psicoeducativa propedeutica alla terapia, centrata sulla disturbo e su come regolare il proprio comportamento.
Per quanto riguarda i pazienti affetti da “disturbo narcisistico di personalità”, questi possono rivelarsi incredibilmente impegnativi, specialmente quando presentano tratti paranoidi e antisociali.
Infatti l’identificazione con il terapeuta si verifica, se si verifica, in una fase molto avanzata del trattamento, laddove quella forma di imitazione superficiale che interviene precocemente, rappresenta lo sforzo velleitario del paziente di possedere le qualità estrinseche del terapeuta, e non quello di avere un pensiero o un sentimento rivolto alla propria mente.
Per i pazienti affetti da “disturbo paranoie di personalità”, è necessaria una terapia individuale di sostegno ma, se il paziente presentasse, come probabile, una depressione maggiore nella quale si coglie una certa preminenza di tratti paranoidi, prima di poter stabilire una diagnosi di disturbo di personalità è essenziale che la depressione sia stata già contenuta in modo efficace.
I pazienti paranoidi hanno vulnerabilità peculiari di cui bisogna tener conto.
La loro paura che gli altri possano controllarli è così grande da rendere particolarmente intensa la reazione difensiva di questi pazienti.
I terapeuti che intraprendono una terapia con un paziente paranoide devono essere preparati ad un lavoro lungo ed impegnativo che metterà a dura prova la capacità del terapeuta di contenere ed utilizzare le proprie reazioni a fronte di un atteggiamento costantemente accusatorio e sospettoso esibito dal paziente.
Per quanto riguarda il “disturbo antisociale di personalità”, è particolarmente importante compiere un esame diagnostico ampio ed esauriente di questi casi, onde poterli ben chiaramente differenziarli da altri disturbi di personalità che, allo stesso modo, presentano ugualmente dei tratti antisociali
Per quanto riguarda i pazienti che soffrono di un “disturbo istrionico di personalità”, questi rispondono molto bene ad una terapia di sostegno perché, come i pazienti borderline, tendono a comunicare attraverso il linguaggio dell’azione.
Per esempio attraverso espressioni di forte emotività, per questo richiedono un serio intervento di tipo supportivo prima di riuscire ad affidare alle parole l’intervento terapeutico.
I pazienti affetti da un “disturbo isterico di personalità” mostrano una sintomatologia tipicamente legata a problemi dell’infanzia, tendono ad avere intense relazioni interpersonali, sono introspettivi e riflessivi, per cui rispondono bene alle terapie espressive.
Anche i pazienti affetti da “disturbo ossessivo-compulsiva di personalità“ rispondono bene alle terapie espressive, anche se è necessario riservare una particolare cautela all’attribuzione di questa diagnosi, perché in alcuni casi i sintomi ossessivo-compulsivi servono a compensare l’ansia insostenibile di una psicosi latente.