Disturbi ossessivi
Conosciamo meglio la famiglia dei disturbi ossessivo-compulsivi che fanno parte della macro-categoria relativa alle problematiche legate all’ansia.
Pensieri e ossessioni
Cosa sono i pensieri ossessivi?
Con questa definizione intendiamo le problematiche individuali che comportano presenza di pensieri intrusivi e persistenti che, in termini tecnici, definiamo appunto ossessioni. Queste condizioni sono in grado di causare notevole disagio anche a causa della presenza di compulsioni, azioni rituali che vengono attivate come risposta per ridurre l’ansia.
Per dare delle informazioni più precise, ricordiamo che le ossessioni sono delle rappresentazioni del pensiero che portano disagio e ansia al soggetto che le vive. Per rispondere a questa situazione di stress e affrontare le ossessioni si mettono in pratica le compulsioni (da qui il disturbo ossessivo-compulsivo), delle azioni che offrono solo un sollievo momentaneo allo stato di stress e ansia vissuto dal paziente. Non sono la soluzione.
Le caratteristiche del disturbo ossessivo-compulsivo sono note. Una persona affetta da questa condizione potrebbe avere pensieri persistenti legati alla contaminazione e alla pulizia eccessiva, quindi ha paura di toccare oggetti che potrebbero causare malattie. Per ridurre l’ansia, potrebbe sviluppare compulsioni come lavarsi le mani ripetutamente.
Questo esempio può essere riprodotto in diverse circostanze e tutte ci permettono di arrivare a una conseguenza: i disturbi ossessivi possono avere un impatto importante e debilitante sulla qualità della vita dei soggetti che ne soffrono. Per questo richiedono un percorso psicologico adeguato e personalizzabile, come la terapia cognitivo-comportamentale (TCC).
Quello che noi professionisti identifichiamo come Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) ha delle origini difficili da definire. In linea di massima, si valuta una combinazione di fattori biologici, psicologici e ambientali per individuare le cause di determinati casi.
Di sicuro può esserci una predisposizione genetica a sviluppare disturbi ossessivi se in famiglia ci sono parenti con la stessa condizione, ma anche esperienze traumatiche o eventi particolarmente stressanti possono essere correlati allo sviluppo del disturbo.
Da non sottovalutare le dinamiche nel proprio nucleo familiare: crescere in un ambiente troppo controllante potrebbe contribuire al perfezionismo e alle ossessioni.
I segnali che accendono il campanello d’allarme per scoprire eventuali disturbi ossessivi sono chiari. In primo luogo abbiamo la presenza di immagini, pensieri e idee spiacevoli e ossessive, che tormentano il paziente in modo ricorsivo. Come contropartita, si registrano le compulsioni. Ovvero dei comportamenti ritualizzati – come lavarsi, muoversi in un determinato modo, contare – che danno la sensazione di controllare l’ansia.
Tutto questo porta a una degenerazione della vita personale e sociale, arrivando a rinunciare a determinate situazioni o evitare luoghi per non incorrere alle ossessioni. Spesso tra i sintomi delle ossessioni troviamo la paura di contaminazione, l’accumulo, il conteggio.
Lo psicologo o psichiatra deve procedere con una valutazione approfondita del paziente, studiando le informazioni ottenute sul suo comportamento e raccogliendo indicazioni sulle esperienze, le attività svolte, i sintomi, la storia personale e familiare. Questo passaggio serve a individuare i sintomi legati agli episodi ossessivi e quelli compulsivi.
Il colloquio con lo psicologo professionista sarà un riferimento importante per diagnosticare – avendo come riferimento i parametri indicati dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) – eventuali disturbi ossessivo-compulsivi e in alcune circostanze si prende in considerazione l’uso di strumenti di valutazione psicometrica per misurare la gravità dei sintomi e considerare eventuale aumento o diminuzione nel tempo.
Una delle strade seguite per affrontare i DOC è la psicoterapia cognitivo-comportamentale. approccio che include quest’ultima area, quella comportamentale, ci permette di agire su azioni specifiche che possono essere quelle in grado di mettere il paziente in uno stato di esposizione rispetto allo stimolo in questione fino a far attenuare l’ansia.
Il tutto viene accompagnato dal disinnesco dei comportamenti compulsivi e l’intervento a livello cognitivo per distogliere l’attenzione verso determinate credenze che portavano il soggetto a dare eccessiva importanza a determinati fattori. La cura farmacologica per il DOC può essere inclusa in determinati casi ma sempre accompagnata da una psicoterapia.
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