In tutti i casi di disfunzione psicologica, la prontezza di una persona di uscire fuori da uno stato di stress che, a sua volta, potrebbe essere all’origine di ansia e depressione, è limitata dalla comprensione concettuale di ciò che è possibile fare, oppure, in altre parole, si potrebbe dire che quando una persona non può vedere una via d’uscita (perché non ci riesce), perde l’energia necessaria per migliorare e, quindi, non ha nessuna resilienza, ovvero nessuna capacità di affrontare e superare un periodo di difficoltà, piuttosto che un evento traumatico.
Con la resilienza di vedono soluzioni che prima erano impensate
Nel caso in cui, invece, si sviluppasse l’esperienza favorevole alla resilienza, ovvero si riesce a realizzare un nuovo modo per vedere e classificare la situazione, la persona vede le circostanze in un modo nuovo e quindi inizia a riconoscere anche le diverse opzioni, ovvero diverse strade che potrebbero portare al ritrovamento di nuove soluzioni al problema, soluzioni che prima erano, invece, completamente invisibili.
Il riorientamento ti permette di guardare un problema con una nuova prospettiva
Come per tutte le strategie, anche il riorientamento, ovvero una sorta di rivalutazione della situazione già in atto, è una tecnica che è sempre stata utilizzata, infatti fa parte della saggezza popolare che quando ci troviamo a dover affrontare un problema che apparentemente sembra impossibile da risolvere, la cosa migliore da fare è prenderne le distanze, per poi tornarci su dopo, con una nuova prospettiva e questo è un metodo semplice per ottenere un riorientamento della situazione problema.
Il riorientamento è un’ampia strategia che può essere utilizzata in ogni forma di soluzione a problemi terapeutici, compresi i problemi d’ansia e di depressione in quanto la strategia clinica può essere definita come un significativo cambiamento di prospettiva che offre nuovi modi di concettualizzare i fattori situazioni già esistenti oppure le precedenti esperienze di vita.
Un marito che torna a casa dal lavoro: diverse interpretazioni
Per esempio, un marito che torna a casa dal lavoro può suscitare simpatia, perché induce il pensiero che si sta sacrificando per la sua famiglia, oppure potrebbe anche suscitare disgusto, in quanto stimolare la sensazione che preferisca il lavoro alla famiglia, così come, nello stesso tempo, potrebbe anche innescare sentimenti di gelosia e rabbia, collegati alla sensazione che potrebbe avere un’amante.
Per cui l’evento in sé non predice il motivo del comportamento, né come verrà interpretato e, infatti, ogniqualvolta un terapeuta entra in collisione con il pensiero del cliente, oppure gli fornisce una nuova idea interpretativa, crea una qualche forma di riorientamento.
Non a caso esistono diverse tecniche terapeutiche che ottengono successo principalmente grazie ad un significativo cambio di prospettiva che, ad un primo impatto fanno sobbalzare, ma poi si rivelano vincenti in quanto queste tecniche hanno l’obiettivo strategico di riorientare l’esperienza di vita del cliente.
Cambiando visione si possono rimuovere stress, ansia e depressione
Attraverso l’utilizzo della tecnica del riorientamento, il terapeuta fornisce una nuova visione della situazione e quindi riduce la quantità di stress soggettivo che è stato attribuito a quell’evento.
Le persone che si sentono imprigionate in una condizione negativa caratterizzata da ansia e depressione, conseguenza di una qualsiasi brutta esperienza, cessano immediatamente di utilizzare le energie del corpo e della mente per migliorare, mentre la guarigione avviene soltanto se si ha a disposizione una chiara alternativa all’idea che viene ingenerata, invece, dal dolore e dalla sofferenza.
Oltre due decadi di ricerche sullo stress hanno dimostrato che lo stress dal quale provengono esperienze legate ad ansia e a depressione, non è causato dagli eventi in sé ma, al contrario, da come questi eventi vengono interpretati e numerose ricerche scientifiche confermano come le rappresentazioni mentali degli eventi quotidiani siano più rilevanti degli eventi stessi, e il contributo di questa scoperta per la medicina psicosomatica e la psicoterapia è enorme.
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