Cos'è e come affrontare il primo episodio depressivo
Qual è il modello teorizzato dall’orientamento cognitivo-comportamentale per spiegare come si scatena il primo episodio depressivo? E, soprattutto, quali sono i fattori che lo mantengono e lo fanno peggiorare nel tempo fino a renderlo cronico ?
Questo modello è composto da due schemi interpretativi: quello cognitivo di Beck e il comportamentale di Ferster. Da qui arriviamo a una definizione delle condizioni che permettono di scoprire cosa scatena il primo episodio di depressione.
Eventi critici e dolorosi
Gli eventi critici possono scatenare un primo episodio depressivo. Infatti vi sono molte situazioni dolorose come un lutto, la perdita del lavoro o il cambiamento di città che tolgono alla persona che li vive importanti fonti di soddisfazione, di apprezzamento e di affetto. Mettendola, di fatto, nella condizione di trovare molto più difficile essere attiva ed avere gli stessi rapporti sociali che aveva prima.
Nella psicologia comportamentale sono definiti rinforzi tutte le situazioni che corrispondono ad un bisogno oppure a un desiderio e che procurano:
- Appagamento.
- Piacere.
- Soddisfazione.
- Distensione.
Sono esempi di rinforzi il mangiare quando si ha fame o ricevere un complimento. Ogni nostra azione è influenzata dalle sue conseguenze e, quando queste conseguenze saranno positive si trasformeranno in rinforzi. E sarà più probabile che in futuro le ripeteremo. Così come, al contrario, tendiamo a fare di meno le attività che non sono rinforzate in quanto provocano conseguenze spiacevoli.
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Riduzione dei rinforzi
La teoria comportamentale, soprattutto il modello di Ferster e Lewinshon, ipotizza che una causa della depressione consista nella diminuzione, a seguito di eventi stressanti, dei rinforzi che la persona riceve nella sua vita quotidiana.
La minor disponibilità di rinforzi diminuisce la probabilità dell’emissione di un comportamento adottivo della persona. Abbassando il suo livello di attività che riduce ulteriormente i rinforzi disponibili, determinando nel tempo l’instaurarsi di un circolo vizioso. Alla fine, la persona depressa si dedicherà a poche attività piacevoli.
Proverà meno soddisfazione, ad esempio, quando esce con gli amici a cena, legge un libro, riceve apprezzamenti sinceri. D’altro canto diventerà sensibile alle conseguenze negative delle proprie azioni, quali, ad esempio, una critica o un rifiuto.
Per timore delle conseguenze negative, aumentano i comportamenti di evitamento, come il parlare il meno possibile con il partner, oppure il rifiutare gli inviti a cena degli amici, così la riduzione dei comportamenti funzionali e adattivi e l’aumento degli evitamenti provoca una maggiore diminuzione dei rinforzi disponibili.
La condizione di abulia
Tutto ciò riduce il livello di attività, fino a che il soggetto depresso si ritirerà, mettendo a soqquadro diversi aspetti della propria vita. Come l’alimentazione, l’igiene, il sonno. Diventando così passivo e privo della voglia di fare, ovvero abulico.
Ecco come si scatena il primo episodio depressivo. Può accadere, inoltre, che il soggetto depresso riceva maggiore sostegno, oppure speciali concessioni da parte delle persone vicine, famigliari e amici. I quali, aspettandosi da lui molto meno rispetto a prima, lo stimolano a restare nel ruolo del malato di depressione.
Fattori biologici e genetici
Sempre secondo lo schema del modello cognitivo, le componenti che potrebbero influenzare l’insorgere della depressione e scatenare il primo episodio potrebbero essere i fattori biologici e genetici. Ovvero variabili che si trasmettono generazionalmente. Influiscono anche il periodo storico, l’ambiente fisico e i modelli culturali che contribuiscono a far crescere l’individuo secondo certi stili di vita.
Da non sottovalutare l’educazione ricevuta in famiglia, le esperienze di vita, ovvero quegli eventi di una certa rilevanza, gli assunti di base e la griglia comportamentale secondo la quale si decide di vivere e, infine, l’evento critico che investe il soggetto.
Ovvero quel passaggio che scatena il primo episodio depressivo con una serie di circoli viziosi che coinvolgono una persona nella sua totalità. E che danno origine ai tipici sintomi della depressione e che possono influenzare diversi livelli.
- Emotivo: prime emozioni di tristezza, paura, rabbia, frustrazione.
- Somatico: reazioni fisiche da stress quali irrequietezza e difficoltà a rilassarsi.
- Volitivo: diminuisce il piacere nell’impegnarsi in attività di vario tipo.
- Cognitivo: compaiono i primi pensieri automatici negativi.
Nel livello cognitivo ormai conclamato la persona dà per scontati tutti i sintomi, i pensieri negativi e le sue valutazioni negative e pessimistiche sulla propria vita e sull’impossibilità assoluta di poter essere nelle condizioni di poter cambiare qualcosa.
Rimedi e possibili soluzioni
Come affrontare il primo episodio depressivo? Quando incontro una persona, dopo aver ascoltato la sua storia, (colloquio psicologico clinico) propongo una serie di approfondimenti per poter raccogliere i dati clinici necessari.
Come l’esame psicodiagnostico individuale con valutazione neuropsicologica che include profilo psicofisiologico. Questo per definire un quadro della condizione. Così da costruire, in modo corretto, un programma per un intervento terapeutico.
Esame psicodiagnostico individuale
L’esame psicodiagnostico individuale è costituito da un gruppo di questionari che definiscono la personalità. A seconda dell’indirizzo che viene dato all’esame in base ai disturbi trattati, verranno rilevate l’ansia, la depressione, le ossessioni, paure e fobie, disfunzioni sessuali, nevroticissimo e presenza di problemi psicotici.
Per la valutazione neuropsicologica che include il profilo psicofisiologico, vengono rilevate la tensione muscolare, attraverso l’elettromiografia, l’intensità dei pensieri disturbanti attraverso l’elettroencefalografia, la sudorazione in relazione all’emotività, attraverso l’scl, la presenza di tachicardia attraverso l’Heart Rate.
Training di rilassamento
Una volta in possesso di tutti questi dati, rilevo i parametri troppo lontani dalla norma e che possono essere fonte di malesseri quali insonnia, tachicardia, emotività incontrollata, ansietà, depressione, disforia, difficoltà sessuali. La strada giusta, quasi sempre, è quella di un training di rilassamento e miglioramento della propria percezione psicocorporea al fine da poter ristabilire la capacità del controllo.
Esercitazioni con un tutor dedicato
Le esercitazioni sono eseguite attraverso un tutor che segue il paziente. Il quale, in tuta e disteso a terra, inizia, un percorso verso la conoscenza del proprio corpo fatto di una serie si esercitazioni specifiche a seconda del disturbo lamentato.
Di volta in volta, si prediligeranno tecniche di rilassamento muscolare progressivo di Jacobson, Estonia, antiginnastica, Alexander o del training autogeno, fino a una graduale distensione. Che dovrà instaurarsi al posto delle tensioni.
Quando il paziente raggiunge un livello di miglioramento da pensare a una condizione di autonomia rispetto ai disturbi dell’emotività, ila parte di esercitazione psicolfisiologica viene integrata con quella cognitivo comportamentale.
Così da poter dare le indicazioni per modificare pensieri, aspettative e comportamenti che, nel momento dell’ira, potrebbero essere intesi come giusti.
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Psicoterapia cognitivo-comportamentale e terapia somatopsichica
Il nostro centro è stato appositamente strutturato ai fini della somministrazione della psicoterapia cognitivo-comportamentale e della terapia somatopsichica con l’adeguata strumentazione. Possiamo usare psicoolotester per la valutazione neuropsicologica che include il profilo psicofisiologico, programmi per la somministrazione e lo scoring online di test per l’esame psicodiagnostico individuale.
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