Cos’è l’anedonia e come curarla: approcci all’incapacità di provare emozioni positive
Alcuni contesti sociali ci portano a essere coinvolti in condizioni di piacere, gioia e felicità. Magari con intensità differenti ma la sintesi è questa: ci sono delle occasioni socialmente condivise in cui una persona può provare sensazioni positive. Che possono cambiare, è chiaro.
In base a gusti e preferenze, un soggetto prova piacere a essere in determinati contesti e non in altri. Ma quando viene meno questo meccanismo si può parlare di anedonia. Val a dire?
Cos’è l’anedonia, una definizione
Con il termine anedonia intendiamo – secondo la definizione dello psicologo francese Théodule-Armand Ribot – l’incapacità patologica di provare piacere in ogni forma. Il termine deriva dal greco hēdonē, piacere, una parola che viene preceduta dal prefisso negativo an.
Il concetto può essere esteso a qualsiasi tipo di piacere, anche banale come ad esempio il semplice dormire o concedersi un momento di relax. Di conseguenza, questa condizione può essere collegata a un malessere e disagio tipico di diverse patologie correlate.
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Anedonia come sintomo di altre patologie
Spesso, il disturbo noto come anedonia è il sintomo di condizioni patologiche differenti come ad esempio la depressione maggiore, il disturbo bipolare, l’autismo, la schizofrenia.
Non ci fermiamo ai disturbi psichici. Anche l’abuso di sostanze stupefacenti e il morbo di Parkinson possono portare a questa condizione, senza dimenticare che l’uso di farmaci antidepressivi e antipsicotici hanno come possibile effetto collaterale l’anedonia.
Come riconoscere l’anedonia
Questo disturbo può essere spesso confuso con altre condizioni personali, non propriamente patologiche. In alcuni casi è un tratto momentaneo della personalità; in altri è un elemento costante e tipico di come una persona si approccia alla vita. Ci sono diverse tipologie:
- Sociale: disinteresse verso stimoli legati alla relazione.
- Fisica: determinata da freddezza verso piaceri fisici.
Quando si presentano dei cambiamenti collegati all’anedonia abbiamo anche una aumento della rabbia e dell’irritabilità, una certa tendenza all’isolamento con espressioni di noia e tristezza. C’è indifferenza verso stimoli esterni che in passato, invece, erano affrontati diversamente.
In sintesi, il modo migliore per riconoscere l’anedonia è contattare uno psicologo appena si definiscono alcuni dei suoi sintomi principali, come il già citato distacco dagli interessi principali della vita e l’assenza di stimoli perso attività piacevoli.
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Come curare e risolvere il problema
In primo luogo, bisogna conoscere le origini di questa condizione. Ciò significa che bisogna intervenire sulla causa principale che può essere, ad esempio, la depressione o il disturbo di personalità. A quel punto, rientra anche la condizione di anedonia. In alcuni casi, come per il morbo di Parkinson, non è possibile debellare completamente al causa scatenante.
In altri invece sì, come avviene ad esempio quando l’anedonia è correlata all’uso di sostanze stupefacenti o altre dipendenze. Il trattamento dell’anedonia spesso richiede un approccio multifattoriale, che può includere terapie psicologiche e cambiamenti nello stile di vita.
Nello specifico, una delle soluzioni più accreditate è la terapia cognitivo-comportamentale che aiuta i pazienti a modificare i pensieri e i comportamenti disfunzionali. Anche un approccio differente può essere d’aiuto, si può ipotizzare il contributo di esercizi basati sulla mindfulness e la meditazione per ridurre lo stress e concentrarsi sulla consapevolezza del presente.
Senza dimenticare il contributo delle tecniche di rilassamento come respirazione respirazione diaframmatica, esercizi posturali e grounding.