Cardiofobia: cos'è e come gestirla al meglio
Abbiamo una vasta bibliografia quando parliamo di disturbi ansiosi legati alle figure mediche. Ad esempio, conosciamo bene la condizione degli ipocondriaci che temono di avere dei disturbi fisici anche in assenza di condizioni reali. Oppure ci sono le persone che si caratterizzano per la presenza di nosofobia o patofobia.
Vale a dire – e qui c’è una sottile differenza – l’ossessione di contrarre una malattia specifica. Come ad esempio l’HIV o il cancro. Esistono anche realtà molto specifiche come, ad esempio, la cardiofobia. Che rientra comunque nei disturbi ipocondriaci.
Cos’è la cardiofobia, una definizione
La cardiofobia è la paura di avere un infarto. Questa patologia si traduce in una costante ricerca di rassicurazioni e in un controllo spasmodico dei parametri vitali.
Nonostante i segnali positivi, il soggetto non trova serenità e teme per l’incolumità delle proprie condizioni cardiovascolari. Il soggetto cardiofobico può sottoporsi agli esami del caso e avere anche esiti negativi ma continua ad avere questo timore.
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Quali cause della cardiopatia
La cardiopatia può nascere a causa di esperienze di cardiopatia vissute in famiglia o nel gruppo dei pari. Ad esempio, se un parente prossimo ha avuto un arresto cardiaco o è morto a causa di un infarto può sorgere questa condizione. Che può emergere anche ad età adolescenziale. Ma non è solo questo: come ricorda Pubmed,
Negative life events, stressors, and conflicts in the person’s present situation that trigger and contribute to the symptoms.
Non è solo l’esperienza passata o l’insegnamento di un genitore a causare la cardiofobia. Eventi negativi, fattori di stress e conflitti legati alla situazione attuale della persona possono innescare l’evento e contribuire ad accentuare i sintomi.
Sintomi e comportamenti tipici
I principali segnali registrati dal cardiofobico sono una costante ossessione verso il battito cardiaco, eventuali accelerazioni con tachicardia o rallentamento.
Spesso chi soffre di questa patologia si sottopone a continui controlli ed evita condizioni che potrebbero mettere a repentaglio la salute del cuore.
Sintomi della cardiophobia – Fonte immagine
Come ad esempio lo sport. Ma si arriva a penalizzare anche la vita sociale e l’alimentazione. Come tutti i disturbi d’ansia, anche la cardiofobia può portare a diversi disturbi fisici che tendono a confermare i timori del cardiofobico:
- Sudorazione.
- Tremore.
- Nausea.
- Vertigini.
- Tachicardia.
- Malessere.
A questi sintomi fisici si accompagna una condizione di continua ricerca di rassicurazioni che porta a un nulla di fatto, con una focalizzazione totale sui sintomi del proprio corpo. A volte la cardiofobia si accompagna alla continua ricerca di informazioni su internet, condizione nota come cybercondria: l’ipocondria che si alimenta da informazioni incomplete, errate e/o parziali prese dal web.
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Come affrontare la cardiofobia
Per curare la cardiofobia bisogna iniziare un percorso con uno psicologo per affrontare le condizioni che ti portano a innescare una serie di meccanismi mentali.
Bisogna disinnescare il bisogno di autocontrollo, la fobia, lo stato d’ansia: per questo può essere utile andare oltre la possibilità gestire l’ansia e farsela amica per iniziare una terapia strutturata per raggiungere il benessere psicofisico dell’individuo.