Come diminuire l’ansia con le domande
Forse uno degli slogan pubblicitari di maggior successo negli ultimi anni è quello di Nike,
“Just do it”, fallo!
in quanto questa breve esortazione fornisce una risposta competitiva per i momenti difficili, una risposta che si dovrebbe sempre cercare di emettere quando ci si sta per approcciare a nuove e particolari sfide.
Sebbene, tendenzialmente, preferiamo conoscere prima come fare ciò che dobbiamo fare, le nuove realizzazioni richiedono un apprendimento che deriva principalmente dall’azione, così, allo stesso modo, il cliente che viene in terapia, se vuole veramente apprendere appieno in quale misura la sua vita verrà modificata dalla terapia, non potrà far altro che seguire la terapia.
Nella pratica clinica, è tutt’altro che infrequente incontrare persone che arrivano paralizzate dalla paura e che, soprattutto che non hanno alcuna intenzione di rischiare di intraprendere nuovi comportamenti sconosciuti e poco familiari, perciò, come si può aiutare una persona che non vuole farlo?
“Just do it!” è la risposta, ovvero concentrare il loro sguardo e la loro attenzione su qualcos’altro.
Questi concetti sono piuttosto comuni a tutti i tipi di fobie e valgono anche per quelle persone che, avendo generalizzato la loro ansia alla paura dell’altezza, sono diventate acrofobiche e quindi se devono attraversare un ponte ad altezza elevata possono guardare in qualsiasi punto, tranne che verso il basso, anche se nel caso dell’attraversamento di un ponte è necessario precisare che la cosa essenziale non è distrarre la vista, ma distrarre la mente da certi pensieri piuttosto incombenti ed invasivi.
Diminuire l’ansia distraendo la mente da quello che sta facendo il corpo
La strategia clinica della distrazione potrebbe essere definita come una temporanea separazione tra pensieri e azioni che produce una maggiore dipendenza dagli schemi inconsci di comportamento, quindi, mentre il corpo è impegnato in un compito molto importante, la mente è focalizzata su di un altro tipo di compito, completamente opposto.
Forse, il più comune esempio di questo comportamento naturale finalizzato al controllo dell’ansia, è quello di guidare da casa verso il luogo di lavoro senza nessuna consapevolezza di come ci si arriverà, in questo modo la mente si distrarrà da altri temi pressanti, mentre il corpo risponderà automaticamente ai segnali e guiderà l’automobile attentamente in mezzo al traffico, proprio perché la distrazione è una strategia particolarmente utile per contrastare l’effetto della situazione che si determina oppure delle risposte fortemente condizionate dall’ansia e dagli stimoli paurosi e fobici.
Uno dei mezzi più efficaci per creare una distrazione immediata è quello di porre domande, in quanto le domande sono molto fortemente distraenti e, in qualche misura, costringono la persona che le riceve a pensare a ciò che è stato chiesto.
Molte persone sono condizionate dall’idea alla quale devono pensare e dalla risposta che devono dare alla domanda che è stata loro rivolta e questo è il motivo per cui i venditori vengono addestrati a rispondere alle resistenze attraverso una serie di domande, per questo motivo il mantra dei venditori è: “la persona che pone domande comanda la conversazione“.
L domande per distrarre da qualcosa che provoca ansia
Il termine “presupposizione” è utilizzato per descrivere un’espressione linguistica nella quale una frase presuppone la validità di un altro concetto implicito e, sebbene le presupposizioni possano avvenire senza l’uso della domanda, queste funzionano particolarmente bene quando nascondono un significato implicito sotto la superficie della domanda.
Per esempio, la domanda “sei consapevole dei progressi che hai fatto dal primo incontro?” implica che c’è stato un progresso e l’attenzione del cliente è distratta dalla domanda sulla consapevolezza del concetto affermato.
Il cliente, quando è attratto da una domanda interessante il cui significato sembra importante, è più portato a focalizzare l’attenzione sulla risposta che deve dare, piuttosto che sulle implicazioni sottostanti, infatti, di regola, si aggiunge potere al metodo della distrazione attraverso domande o presupposizioni che coinvolgono le emozioni e, se necessario, si possono anche porre domande apparentemente imbarazzanti al fine di distrarre ancora di più dal significato nascosto nella frase.
Mi fa avere la ricetta delle lasagne al forno?
Per fare un altro esempio molto più chiaro e pratico, si può dire che, in certi casi, prima di iniziare un procedimento psicoterapeutico particolarmente difficile e, probabilmente, molto lungo, si potrebbe chiedere alla paziente se, appena terminata la terapia ci farà avere la ricetta delle lasagne al forno, spiegando quanto si ami quel piatto e quanto si desideri ottenerne la ricetta.
Così, mentre lei sarà un po’ seccata dal fatto che il dottore stia pensando a sé stesso in un momento di grave crisi della sua vita, non si accorgerà che, in realtà, l’implicazione della frase è che lui è assolutamente certo che la paziente terminerà con estremo profitto la terapia: è molto difficile rifiutare un concetto che non si sa di aver accettato!
Un altro modo di dare per scontato il successo della terapia è quello di dire: “non so se la vostra ultima visita sarà prima o dopo primavera”, così, in questo modo, il paziente è distratto dalla sospensione di una domanda lasciata senza risposta e tuttavia mantiene la libertà di scegliere il risultato, infatti, quando utilizzata in maniera appropriata, la distrazione non appare per nulla un trucco, ma la via maestra per legittimare un obiettivo terapeutico.