Complesso di inferiorità, cos’è e come si risolve
Spesso si sente parlare, in modo generico, del famoso complesso di inferiorità. E di come sia definibile come un possibile blocco nei confronti di una piena realizzazione della propria persona. Di solito si cita questa condizione a caso, un po’ come i concetti di stress e ansia.
Sono parole entrate nel nostro vocabolario e spesso le utilizziamo per indicare condizioni che non hanno legami con condizioni cliniche e patologiche. Questo vale anche per il complesso di inferiorità. Vuoi approfondire l’argomento? Continua a leggere per avere maggiori informazioni.
Cos’è il complesso di inferiorità, definizione
Possiamo definire il complesso di inferiorità come uno stato individuale caratterizzato da persistenti sentimenti di inadeguatezza, svalutazione e mancanza di autostima rispetto agli altri individui. Questo avviene in diversi campi, da quello professionale al personale o sociale.
Stiamo parlando di una condizione che può essere più o meno nota al soggetto che ne soffre, e può avere una gravità così elevata da modificare gli stili di vita e le relazioni. Infatti, i sentimenti di inferiorità che si legano a questo complesso possono avere un impatto importante sulla salute mentale e sul benessere, influenzando la qualità delle relazioni e delle possibili occasioni.
In altre parole, chi è affetto dal complesso di inferiorità rischia di auto-limitarsi e di perdere delle possibilità solo perché non si sente adeguato o in grado di affrontarle realmente.
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Come riconoscere questa condizione
In linea di massima, possiamo dire che è molto difficile riconoscere in autonomia questa condizione che in parte si lega alle definizioni di Jung e Freud del concetto di complesso.
Per il primo parliamo di materiale, più o meno inconscio, che condiziona la nostra esistenza, che nasce e vive in noi attraverso espressioni sintomatiche con tonalità più o meno nevrotiche.
Per Freud, invece, il complesso è un nucleo associativo di pulsioni istintuali e di rappresentazioni dell’inconscio che si strutturano in un insieme coerente (fonte Wikipedia).
Alfred Adler, fondatore della psicologia psicodinamica insieme a con Sigmund Freud e Carl Gustav Jung, riconosceva due tipi di complessi di inferiorità: primario, inadeguatezza tipica dell’infanzia e del rapporto con le figure educatrici, e secondario. Ovvero dell’età adulta che inserisce una fase irrazionale rispetto alla propria relazione con il mondo esterno.
Cause e sintomi del senso di inferiorità
La sensazione di inferiorità può fondarsi in esperienze, traumi, dinamiche familiari o contesti socio-culturali. Ciò che può portare a questa condizione non è semplice da individuare.
Possiamo avere questa situazioni in relazione ad altri disturbi. Come quello depressivo maggiore, l’ansia sociale o anche gli individui narcisisti possono sviluppare questa condizione e mascherarla con l’esatto contrario. Ovvero una pretesa di superiorità nei confronti degli altri.
Difficile avere una riconoscibilità del disturbo. La persona affetta dal complesso di inferiorità è severa nei confronti degli errori (in particolar modo i propri) ed è attraversata da un continuo senso di inadeguatezza che spinge a ritirarsi, a nascondersi. E rinunciare a determinati confronti. Puntando verso un perfezionismo smisurato, l’invidia nei confronti degli altri.
Come risolvere il complesso di inferiorità
La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) può essere il metodo ideale per affrontare questi sentimenti di inadeguatezza e migliorare l’autostima. In primo luogo affrontando le co-morbilità, le cause di questa sensazione di inferiorità – disturbi dell’umore o della personalità, depressione, ansia o altre condizioni – che possono influenzare negativamente la propria attività sociale, lo sviluppo professionale e personale di chi ne soffre. Vuoi maggiori informazioni?