Cybercondira: che cos’è, cause e come gestirla
Sappiamo bene che l’avvento delle tecnologie digitali, oltre a portare dei vantaggi come la possibilità di lavorare da casa o fare terapia psicologica online, ha aggiunto una serie di patologie psicofisiche importanti alla letteratura. Un esempio su tutti è l’Internet Addiction Disorder (IAD), vale a dire la dipendenza dal web.
Secondo l’Istituto A.T. Beck, parliamo di un abuso generico di questa tecnologia che comporta una serie di sintomi precisi come il bisogno di trascorrere un gran numero di ore connessi a internet e un relativo distacco dell’interesse da qualsiasi altra attività.
Ma per fare cosa? Dipende, esistono diverse sfaccettature del disturbo. Uno dei più comuni è la ludopatia, la dipendenza dal gioco d’azzardo online, ma c’è una nuova tendenza che ormai ha preso piede: la cybercondria. Di cosa si tratta esattamente?
Cos’è la cybercondria, definizione
Il termine cybercondria nasce dalla fusione di due parole: cyber e ipocondria. Quindi stiamo parlando di un disturbo che prevede un continuo e crescente interesse verso al ricerca di informazioni sul proprio stato di salute sulla rete internet. Una definizione:
"Cyberchondria denotes repeated online searches for health information that are associated with increasing levels of health anxiety".
Come puoi intuire leggendo questo passaggio della ricerca pubblicata su Pubmed, non basta fare ricerche sul web per parlare di cybercondria. Questo disturbo ansioso, come la già trattata cardiofobia, implica non solo la ricerca e l’accumulo di informazioni sul web ma anche un crescente stato di preoccupazione per la salute. Che è, spesso, scollegata dalla realtà ma influenzata dall’eccesso di informazioni.
Quali sono le cause della cybercondria?
Questa sindrome compulsiva mette in pratica una serie di azioni per calmare uno stato d’ansia crescente. Le ricerche effettuate sul web rispetto allo stato di salute possono servire allo scopo di chi cerca rassicurazioni, portando però a un peggioramento dell’ansia nel momento in cui si scoprono nuovi dettagli.
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Il problema? L’information overload del web, l’eccesso di informazioni che invece di chiarire produce ulteriore confusione, portando all’effetto gregge e di conferma:
- Seguo quello che dicono gli altri senza verifica.
- Leggo solo ciò che conferma il mio punto di vista.
Il nodo è nella natura stessa del web, ricca di informazioni decontestualizzate e lasciate alla mercé di un pubblico non alfabetizzato su un tema specifico. Esempio?
Per completezza di informazione, un articolo pubblicato su un blog qualsiasi che parla del mal di testa elenca tutte le possibili cause e le correlazioni tra questo disturbo e altre condizioni fisiche. Anche quelle relative alla presenza di un tumore al cervello.
Un soggetto con disturbo d’ansia generalizzato, o magari ossessivo-compulsivo, può leggere queste informazioni in modo da sviluppare un pensiero ipocondriaco. Continuando a consultare nuove fonti senza però la capacità medica di contestualizzare. La cybercondria può sfociare nell’iatrofobia, la paura dei medici che potrebbero confermare la diagnosi casalinga, alimentando così un processo vizioso.
Quali sono i sintomi registrabili
In primo luogo, così come avviene per la dipendenza da internet, abbiamo un aumento del tempo trascorso a cercare informazioni sul web. Con relativo impoverimento di tutte le attività della persona, da quelle ludiche agli impegni:
- Professionali.
- Relazionali.
- Familiari.
La condizione si accompagna alla perdita delle relazioni interpersonali e a un peggioramento dell’umore nelle fasi che seguono il tentativo di ottenere conferma. Come riporta la ricerca Studies of the escalation of medical concerns in Web search:
escalation is associated with the amount and distribution of medical content viewed by users, the presence of escalatory terminology in pages visited, and a user’s predisposition to escalate versus to seek more reasonable explanations for ailments. We also demonstrate the persistence of postsession anxiety following escalations and the effect that such anxieties can have on interrupting user’s activities across multiple sessions
Come trattare questo disturbo
Come avviene nella maggior parte dei casi che riguardano i disturbi di ansia generalizzata, terapia cognitivo comportamentale può essere un valido aiuto per affrontare i casi di cybercondria. Uno psicologo e psicoterapeuta specializzato può aiutare la persona affetta da questa patologia, ancora troppo recente per godere di un’ampia bibliografia ma già affrontata dagli specialisti della salute mentale.