Insonnia e disturbi del sonno, curarla senza farmaci
L’insonnia è un problema complesso e non una malattia fisica specifica con un’eziologia, ovvero una causa oppure un’origine specifica, anche se l’insonnia cronica è un malessere debilitante di cui si stima soffrano circa nove milioni di italiani.
Gli individui che hanno disturbi del sonno comprendono una popolazione eterogenea, ovvero composta da elementi diversi, e lamentano difficoltà ad addormentarsi, sonno insoddisfacente, frequenti risvegli, incubi o risveglio anticipato e i sintomi lamentati possono indicare problemi sorti in seguito a patologie mediche, arousal fisiologico, dispnea notturna, contrazioni muscolari notturne, oppure una serie di problemi associati a stress cronico, depressione o notevoli cambiamenti delle abitudini di vita.
Data l’abitudine largamente diffusa della prescrizione di farmaci ipnotici ai pazienti che lamentano disturbi del sonno, è importante che i terapeuti orientati verso le tecniche comportamentali intraprendano un’attenta analisi funzionale per determinare le caratteristiche del problema di ogni singolo paziente.
Infatti uno dei principali problemi che si presentano al momento della scelta di un trattamento efficace è proprio costituito dalle differenze individuali nella percezione della quantità di sonno di cui ciascuno necessita.
Non esiste una ricerca sistematica che indichi la quantità di sonno fisiologicamente necessaria per un dato individuo, non a caso, molte persone che lamentano insonnia, in realtà, non dormono meno di altri, che però sono soddisfatti di quelle determinate ore di sonno.
Il giudizio di una persona su come e quanto dorme spesso determina altri comportamenti problematici come l’irritabilità, la stanchezza e l’incapacità di concentrazione.
Vi sono numerosi studi scientifici, realizzati attraverso l’uso di criteri di valutazione elettroencefalografica, che dimostrano come persone insonni percepiscano in modo errato la durata del sonno, rispetto a persone che non hanno disturbi di questo tipo.
Gran parte delle persone che soffrono di insonnia presentano disturbi psicologici come la depressione e l’ansia, che devono essere valutati attentamente prima del trattamento, infatti è stato verificato che l’ansia interferisce sia sulla rapidità con la quale ci si addormenta, sia sul numero di risvegli durante la notte.
Ridurre l’ansia per curare l’insonnia
Per questo motivo, per curare l’insonnia, sono necessari metodi di riduzione dell’ansia, quali, ad esempio, il rilassamento muscolare progressivo che è stato essersi rivelato molto efficace, appunto per la riduzione dell’ansia, somministrato indifferentemente con o senza la desensibilizzazione sistematica dell’ansia.
I trattamenti comportamentali dell’insonnia finora sperimentati comprendono
- il rilassamento progressivo
- il training autogeno
- il biofeedback
- la ristrutturazione cognitiva
La valutazione dell’efficacia di questi trattamenti è ostacolata dalla poca attendibilità della valutazione soggettiva delle difficoltà ad addormentarsi, dalla mancanza di un controllo continuo durante la notte dell’attività ipnotica, e dalla mancanza di informazioni derivanti da controlli catamnestici, per questi motivi gli studi di laboratorio sull’attività fisiologica notturna hanno dato risultati contraddittori.
Attualmente, malgrado il disaccordo circa la classificazione dei pazienti insonni, esistono diverse procedure cliniche efficaci.
Per esempio, si insegna al paziente a limitare, nelle ore precedenti il sonno, le attività che possono elevare il livello di arousal come potrebbe essere lo studio intenso, o una frenetica attività fisica, così come si sono dimostrati anche piuttosto efficaci i metodi di controllo dello stimolo in cui vengono ristrutturate le condizioni ambientali, consigliando al paziente di andare a letto solo per dormire e quando ha sonno, e di evitare di associare il letto con altre attività quali, ad esempio, mangiare, leggere o guardare la tv.
E’ opinione diffusa che una corretta comprensione della natura del particolare disturbo del sonno di un certo paziente possa contribuire a determinare con precisione la direzione del trattamento, quindi, se l’eccessivo arousal sembra essere il fattore determinante, le tecniche più efficaci saranno il rilassamento e il biofeedback.
Qando il problema nasce da un’eccessiva preoccupazione per la salute, sarà bene rassicurare il paziente sugli aspetti clinici del trattamento, oppure, se un individuo soffre di incubi, si possono tentare l’esplorazione delle paure e l’applicazione della desensibilizzazione sistematica dell’ansia.
Infine, le tecniche di self-management, per un particolare controllo dello stimolo, costituiranno il trattamento di elezione quando il paziente presenta pattern, ovvero uno schema irregolare di sonno.