Paura degli aghi: cos'è la belonefobia e qual è la relazione con l'ansia?
Si è generalmente d’accordo nel ritenere che l’ansia sia una componente primaria della maggior parte degli stati nevrotici. L’ansia può essere analizzata secondo tre componenti principali, ovvero
- le risposte autonome
- le risposte di ideazione
- le risposte motorie
Nel momento in cui vengono presi in considerazione quei disordini nevrotici classificati come stati ansiosi, sono gli aspetti autonomi che rivestono il maggior interesse.
L’ansia può essere prodotta da stimolazioni nocive o da conflitti
Oppure da molteplici altri fattori che determinano sia il grado che la persistenza delle reazioni ansiose suscitate. Le variabili conosciute che sono in grado di influenzare le reazioni ansiose sono:
- i fattori di personalità, quali, per esempio, il nevroticissimo
- il grado di restrizione
- l’intensità dello stimolo incondizionato
- l’età
- le esperienze vissute
- il tipo di conflitto
- la forza delle risposte competitive
La maggior parte dei pazienti sottoposti alle terapia del comportamento come terapia per l’ansia, sono stati classificati come soggetti a stati ansiosi e, una tecnica mostratasi particolarmente efficace nel trattamento di tali disordini, è quella della desensibilizzazione sistematica dell’ansia, sviluppata da J. Wolpe nel 1958.
Terapia per l’ansia con la desensibilizzazione sistematica
Il metodo elaborato da Wolpe può essere descritto come il graduale decondizionamento delle risposte d’ansia. Questo scienziato, insoddisfatto dei risultati ottenuti con le forme più convenzionali di psicoterapia di quel tempo, quasi tutte d’ispirazione psicoanalitica, decise di ricorrere alla psicologia sperimentale.
L’approccio di Wolpe alla terapia dell’ansia
- in primo luogo è necessario sia presente una storia esauriente e completa del disordine attuale del paziente e della sua vita in generale
- secondariamente, si tenta di eliminare o ridurre certi conflitti e certe situazioni ansiogene prevalenti al momento del trattamento
- in terzo luogo, il paziente viene esercitato ai metodi di rilassamento progressivo, secondo le indicazioni di Jacobson,
- infine, al termine di dettagliati colloqui terapeutici, il terapeuta ed il paziente stabiliscono una gerarchia oppure un insieme di gerarchie che contengono gli stimoli ansiogeni.
Il paziente e il terapeuta analizzano gli stimoli che provocano l’ansia
Durante questi colloqui, il terapeuta, con l’aiuto del paziente, traccia una serie di situazioni che si presuppone siano ansiogene per il paziente.
Al paziente si richiede di classificarle, procedendo dalle più disturbanti alle meno disturbanti e, una volta superati i vari stadi preliminari, si può procedere alla desensibilizzazione sistematica dell’ansia, vera e propria.
Il metodo della desensibilizzazione e gli altri procedimenti terapeutici impiegati da Wolpe sono tutti basati sul principio generale secondo il quale, qualora, in presenza di stimoli ansiogeni, si potesse riuscire a stimolare una risposta antagonista all’ansia in maniera tale che ad essa si associ una soppressione anche parziale o totale delle risposte d’ansia, il legame fra queste due e gli stimoli relativi ne risulterà indebolito.
Il caso dell’insegnante con la fobia delle iniziezioni
Questo, di seguito, è un caso di terapia dell’ansia affrontato con la desensibilizzazione sistematica. La paziente era un’insegnante di 24 anni che non riusciva a tollerare le iniezioni e, nelle poche occasioni nelle quali non aveva potuto evitarle, era sempre svenuta durante o subito dopo l’iniezione, quindi aveva deciso di sottoporsi ad una terapia, in quanto doveva intraprendere un viaggio per cui si richiedeva la vaccinazione contro la febbre gialla ed il vaiolo.
La paura delle iniezioni risaliva a parecchio tempo prima, a quando aveva sei o sette anni.
A quel tempo, le bastava se immaginare una persona a cui veniva praticata un’iniezione per scatenarle lievi reazioni, tipo un leggero tremore e la sensazione delle “farfalle nello stomaco”, per questo preferiva evitare anche soltanto di parlare di iniezioni, oppure di argomenti attinenti, come per esempio, le visite dal dentista.
L’insegnante era inoltre, afflitta da un “problema sessuale” per via del quale non riusciva ad utilizzare gli assorbenti igienici interni.
Dopo aver stabilito la storia del sintomo, nel corso del primo colloquio, furono somministrati diversi reattivi psicologici che rivelarono un’infanzia moderatamente disturbata.
Durante l’infanzia la ragazza sentiva un eccessivo bisogno di compagnia e di accettazione da parte degli altri e una paura non meglio definita del futuro, inoltre, i rapporti con i genitori con i quali conviveva, apparivano insoddisfacenti, pur senza sembrare manifestare delle serie difficoltà, infine, il quadro psicologico, in generale, era caratterizzato da una leggera insicurezza.
Data la natura e la storia del sintomo principale, si decise di adottare come terapia dell’ansia, l’utilizzo di una terapia sistematica di desensibilizzazione e, al tempo stesso, si cercò, attraverso colloqui e rassicurazioni, di liberarla dei sentimenti d’insicurezza o quanto meno d’alleviarli
La paziente risultò molto migliorata dal punto di vista dell’insicurezza psicologica e, nell’arco di 24 incontri, risolse completamente, il problema della fobia delle iniezioni e degli aghi, in generale.