Psicoterapia: la strategia della progressione con un esercizio
Erickson, a proposito della progressione, utilizzava una procedura attraverso la quale incominciava ad introdurre passi talmente piccoli verso il successo futuro, da non poter essere rifiutati, ad esempio, chiedeva ad un paziente insonne di considerare la possibilità di aumentare anche solo di due minuti il sonno rispetto al sonno cumulativo dell’intera settimana.
Quando una persona è paralizzata dall’indecisione, oppure da emozioni sovrastanti, la progressione terapeutica richiede l’attivazione della volontà, anche se, prima di tutto, è assolutamente necessario e di importanza fondamentale che la persona interessata sappia esattamente che cosa vuole.
Se il terapeuta riesce a persuadere il cliente a pensare al risultato desiderato, allora si ottiene un progresso significativo verso la sua realizzazione, non a caso la strategia della progressione è la “dinamica centrale“ di molte tecniche efficaci interne alla terapia cognitivo-comportamentale conosciute con il nome di “rilassamento progressivo“ ( per. esempio quello di Jacobson ) dove il cliente sperimenta un sollievo non immediato ma graduale, continuativo e completo su tutto il corpo.
Il progresso significativo verso un obiettivo è il motivo per cui molte scuole di psicoterapia includono la pratica del contratto terapeutico, tecnica che aiuta a definire gli obiettivi terapeutici nel tempo, obiettivi che, visti dalla prospettiva della progressione, definiscono aspetti concreti di un risultato positivo che facilita sempre meglio, gradatamente, il miglioramento terapeutico.
Per esempio si può chiedere al cliente che vuole farsi una famiglia nell’arco dei prossimi dieci anni, come si sente, ovviamente immaginariamente, in quella famiglia, a chi assomigliano i bambini, com’è la casa, quali rumori e odori si sentono, così che, sviluppando questa esperienza ideosensoriale, il cliente prova una visione piacevole che fornisce un senso di direzione, aumenta la motivazione, ed è perciò probabile che rimanga immobilizzato.
In molti casi, Erickson amava utilizzare l’idea della palla di cristallo invisibile, così che la persona poteva guardare il suo futuro e questa tecnica si rivelava sempre vincente, ogni volta di più in quanto richiedeva l’immaginazione della palla di cristallo ancor prima di iniziare la fantasia circa la visione del proprio futuro.
La domanda del miracolo di Steve de Shazer
Infatti Steve de Shazer, dopo aver studiato il lavoro di Erickson, ha ideato una tecnica simile chiamata “la domanda del miracolo“, dove la domanda del miracolo consiste essenzialmente nel chiedere al paziente come crede si sentirebbe se una mattina, appena sveglio, come per miracolo si accorgesse che il suo problema è definitivamente risolto, perché questa domanda forma l’ossatura della terapia centrata sulla soluzione e agisce come catalizzatore che aiuta il cliente ad immaginare il futuro senza la presenza del proprio problema.
La logica della progressione si adatta ad ogni sforzo per introdurre nuovi modi di pensare o comportarsi, perché così come si può aumentare l’elasticità del corpo, si può anche modificare la struttura psicologica della mente al fine di produrre diversi cambiamenti.
Ad esempio anche i terapeuti cognitivo-comportamentali, in chiave di progressione, ai pazienti che provano paura chiedono di misurare la loro paura in una scala che va da zero a dieci e, dopo di chè, chiedono al paziente cosa pensa dovrebbe fare per alzare oppure abbassare di un punto o anche soltanto mezzo la realtà oggettiva e questo crea una una lenta progressione in avanti e richiede un orientamento verso il futuro mentre il cliente si sforza di immaginare la possibilità di sperimentare piccoli miglioramenti.
La domanda, ad esempio “come pensi staresti se non soffrissi e non avessi mai sofferto d’ansia“, stimola la persona a considerare un futuro in cui una piccola quantità di progresso sia stata raggiunta senza dover impegnarsi in un cambiamento attuale.
Esercizio di progressione
Al fine di promuovere una comprensione esperienziale e molto più pratica, propongo, di seguito, un breve esercizio che pone “la progressione“ come componente centrale:
- Pensa a qualcosa che desideri realizzare, ma che pensi di non riuscire a realizzare, vai dentro di te e cerca qualcosa che sembri fuori della tua portata, che non ti sei permesso di considerare come una opzione.
- Prendi un foglio di carta e in fondo alla pagina completa la seguente frase: la mia speranza è che un giorno sarò in grado di….
- Torna in cima alla pagina e scrivi le principali ragioni secondo le quali questo sembrava impossibile per te e, quindi, completa la seguente frase: questa scusa per non fare i progressi necessari non è completamente corretta perché…
- Scrivi ora la più semplice piccola cosa che potresti fare che ti indirizzerebbe nella direzione del raggiungimento di ciò che hai scritto in fondo alla pagina, questo è solo un passo molto piccolo in quella direzione.
- Torna a ciò che hai indicato in fondo alla pagina e a come può essere segmentato in alcune componenti più piccole, segna tre o quattro azioni che sono successe in passato magari per caso e indica i giorni che potrebbero trascorrere prima che, secondo te, siano state acquisite nuove abilità comportamentali.
- Dedica alcuni minuti a visualizzare te stesso che fai cose che hai segnato in fondo alla pagina, guardati con gli occhi di un osservatore esterno, procedi con la meditazione sino a quando non sei soddisfatto dell’immagine che hai creato.
- Fai ora la lista dei nomi delle persone che sarebbero contente di incoraggiarti oppure di supportare i tuoi sforzi per raggiungere il tuo obiettivo.
- Indica qualche altro passo che pensi ti porterebbe verso il traguardo finale e, dopo l’ultimo passo
- Disegna una freccia che va nella direzione dell’obiettivo scritto in fondo alla pagina questo rappresenta il simbolo della tua graduale progressione in quella direzione.